IL LIBRO DEI MORTI DEGLI EGIZI

Il nome d libro dei morti e’ in effetti un nome inesatto. Il testo, esistente in diverse redazioni recita “formule per uscire alla luce del giorno” e non libro dei morti. Questo nome gli viene dal fatto di essere stato tramandato come testo funebre.

Si tratta in realta’ di un testo dei misteri egizi, il cui contenuto non serve ad un deceduto nel suo viaggio nell’aldila’, ma all’iniziato che muore simbolicamente alla vita profana per rinascere come osiride ed uscire alla luce del giorno, il giorno della resurrezione nel nuovo campo di vita.

La versione del testo, che cito, e’ quella del Papiro di Ani, conservata al British Museum.

Nella vignetta di questa tavola vediamo Ani seguito dalla moglie.

 

( chi volesse vedere la prima tavola, completa di vignetta, puo’ cliccare con il tasto destro del mouse, sul seguente link ed aprirlo in una nuova scheda o finestra:

http://www.masseiana.org/plates/ani_plates/pl01.jpg

Non ho letto il contenuto del sito e quindi il link deve intendersi riferito solamente all’immagine. Tuttavia questa immagine fa parte di un interessante marge fatto dagli autori del sito fra la traduzione di E.A.Wallis Budge e una facsimile edition comprendente tutte le tavole.)

 

Ani ha le braccia levate in segno d’adorazione. Il lato piu’ proteso in avanti e’ il sinistro, quello del cuore.

Egli indossa una lunga veste di lino, chiara designazione dell’iniziato. Sopra questa veste porta una corta camicia gialla. Questa camicia sembra suggerire il manto d’oro, il manto d’oro delle nozze che l’iniziato deve tessere.

Le sue braccia sono ornate, ovvero il suo lavoro e’ vero ornamento. Al collo porta un collare pesante (presumibilmente d’oro), simbolo della rigenerazione del potere della parola.

Dietro ani vediamo la moglie Thuthu che come lui indossa una lunga veste di lino, simbolo come gia’ detto dello stato d’iniziato.

Thuthu indossa una parrucca, lunga e ondulata, avente un cono per l’incenso al centro della testa.
I capelli sono simbolo del corpo eterico e Thuthu porta una parrucca ovvero una differente capigliatura, rispetto a quella di cui la natura materiale l’ha fornita. Questa rappresenta una nuova statura eterica, la parrucca e’ ondulata. L’ondulazione suggerisce il movimento la vibrazione. Questo nuovo stato veicolare eterico e’ un profumo gradevole a dio, come suggerisce il cono per i profumi.

La sue fronte e’ adombrata da un fiore di loto. Questo simboleggia lo stato d’anima rinato, capace di penetrare il regno dello spirito.

Nella destra ha un sistro. Il sistro e’ lo strumento musicale che si dice sia stato inventato dalla dea Iside. La destra simboleggia l’aspetto attivo nell’iniziato. Lo strumento che Thuthu tiene nella destra e’ composto da tre lamelle. Questo suggerisce che i tre poteri della personalita’, pensiero, desiderio e volonta’ sono consonanti con il piano di dio ed attivi nel lavoro dell’iniziato.

Nella sinistra ella tiene il menat. Il menat e’ una pesante collana utilizzata dalle sacerdotesse della dea hator. Questo particolare suggerisce che Thuthu sia una tale sacerdotessa. Hator e’ un’antichissima divinita’ egiziana. Essa e’ dea dell’amore, della vita e’ madre universale e protettrice del nilo. Il suo nome significa “casa di Horus”. Horus e’ il figlio di Iside e di Osiride. In sintesi Hator e’ la matrice che puo’ concepire la forza cristica rappresentata da Horus.

Davanti ad ani e Thuthu si trova una tavola imbandita. Il banchetto e’ sempre stato un simbolo di comunione con il divino, un momento in cui alimenti santi sono offerti all’iniziato. Vediamo ad esempio questo aspetto sia nel genesi sia nei vangeli. Nel genesi leggiamo come Melchisedec offri’ pane e vino ad Abramo e lo benedisse, nei vangeli vediamo che Gesu’ fece il suo primo miracolo durante il banchetto alle Nozze di Caana, ricordiamo poi l’ultima cena di Gesu’.  Si ricordino le agapi rituali del culto di Mithra etc…

Questa vignetta suggerisce l’immagine delle nozze alchemiche fra l’anima e lo spirito.

Ani e Thuthu sono rispettivamente l’immagine di Spirito e Anima Nuova dell’iniziato. Entrambi sono volti verso il banchetto. Ciascuno porta verso la tavola il frutto del proprio lavoro.

La prima frase geroglifica che possiamo leggere nella prima tavoletta e’:

Traduzione letterale: “adorazione di ra quando leva se stesso in orizzonte orientale del cielo”

Traduzione letteraria: “adorazione di ra quando si leva all’orizzonte orientale del cielo”

Vediamo solo la parte geroglifica che esprime la frase “adorazione di Ra”

 

Adorazione a RA.JPG

La parte che significa “adorazione” e’ composta da una stella, un uomo con le braccia alzate e un rotolo di papiro verticale. Il rotolo e’ un determinativo che indica astrazione.

La parte che compone il nome Ra e’ formata da una bocca, una mano in segno di dare, seguita dall’ideogramma per sole, il cerchio con il puntino in mezzo, e da una figura inginocchiata con parrucca e barba, questo e’ il determinativo di divinita’.

Per poter partecipare un giorno al banchetto delle nozze l’iniziato deve cominciare con una vera e sincera adorazione.

Non si tratta di esaltazione mistica ma di un costante orientamento interiore.

L’orientamento deve divenire da cosa astratta cosa assolutamente concreta.

L’iniziato volge testa, cuore e mani verso la stella.

La stella indica la scintilla divina sepolta nel piu’ profondo del microcosmo che l’uomo abita.

Ra e’ il sole e in questo scritto rappresenta il sole divino, dio stesso.

L’iniziato deve volgere tutta la sua vita verso questo sole divino.

Il nome ra in questa frase, perche’ in altre potrebbe essere scritto anche diversamente, ha sia una scrittura fonetica, rappresentata dalla bocca per la “r” e dal braccio con la mano protesa per dare ad indicare la “a” lunga, sia mediante l’ideogramma per “sole”, ovvero il cerchio con il punto nel mezzo (che si tratta di un ideogramma lo si capisce dalla stanghetta verticale che si trova sotto il simbolo). A tutto questo e’ anche aggiunto il determinativo di divinita’.

Questa particolare scrittura sembra dirci che ra e’ il sole divino, ma e’ anche il verbo dinamico che dona, esso e’ dio. 

L’iniziato, nel testo, pero’ non adora semplicemente ra. Lo adora quando si leva all’orizonte orientale del cielo. L’iniziato vuole adorare dio in se stesso, vuole vederlo splendere all’orizonte orientale, nel suo campo aurale, o per dirlo con il linguaggio dei misteri cristiani, vuole vederlo apparire fra le nubi del suo cielo microcosmico.

E’ stupendo vedere come gia’ solo una vignetta ed una frase, del testo  “formule per uscire alla luce del giorno”, possano nascondere una incredibile profondita’ di significati.

Buon cammino!  

 

Bibliografia:

– The egyptian book of the dead, (the Papyrus of Ani, egyptianm text, translitteration and translation), E.A. Wallis Budge, Dover edition

– Egyptian language: easy lessons in egyptian hieroglyphics

– An egyptian hieroglyphic dictionary (vol I and II)

– Il libro dei morti, Guy Rachet, edizioni Piemme

– Guida ai geroglifici, Roberto Elli, aVallardi

 

IL LIBRO DEI MORTI DEGLI EGIZIultima modifica: 2011-01-12T22:12:00+01:00da cubica-rc
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