Conferenza Pubblica: IL CAMMINO GNOSTICO E IL VANGELO PISTIS SOPHIA

Segnalo un evento organizzato dal Lectorium Rosicrucianum – Scuola Internazionale della Rosacroce d’Oro.

Il 28.10.2012 15.30 hpresso l’Auditorium del Museo di Scienze Naturali – Brescia

Vedi sito: http://www.rosacroce.info/component/option,com_eventlist/Itemid,40/id,875/view,details/

 

Buon cammino!

 

La Chiesa Gnostica della Pistis Sophia

Invito tutti coloro che si trovano nella zona di milano, o che hanno la possibilità di recarvisi, a partecipare all’evento di cui vi allego la locandina:

 

Locandina Chiesa Gnostica.jpg

 

come da locandina, chi volesse maggiori info

si può visitare il sito www.rosacroce.info 

o scrivere a lombardia@rosacroce.info

 

Buon cammino!

 

Cos’è un’autentica Chiesa Gnostica?

Una vera Chiesa Gnostica è un organismo vivente costituito per offrire a tutti gli uomini la possibilità di un contatto con l’Appello del Padre.

A tale scopo vi sono sacerdoti e sacerdotesse che quotidianamente, con il loro impegno, mantengono costante il contatto fra l’aspetto esteriore e quello interiore di tale Chiesa.

I sacerdoti di una vera Chiesa Gnostica non sono una gerarchia di persone superiori agli altri, sono dei servitori. Si tratta di persone che hanno deciso di dedicare la loro vita al servizio del Piano di Salvezza che dal Regno del Padre deve dispiegarsi per il mondo e l’umanità.

Vi sono diversi tipi di compiti di cui, coloro che fanno parte di una tale Chiesa, si occupano. Alcuni propriamente sacerdotali altri, per usare un termine arcaico, più diaconali, ed altri ancora più organizzativi o di divulgazione.

Tutti però prestano la loro opera gratuitamente ed al servizio del fine comune.

Gnosi vuol dire Conoscenza ed una vera Chiesa Gnostica non può non essere anche una Scuola, nella quale l’allievo può progredire nella comprensione del fine dell’opera svolta dalla Chiesa stessa.

Infine è necessario specificare che una Chiesa Gnostica possiede tre aspetti:

  • Un aspetto Esteriore; la Chiesa Esteriore (alla quale appartengono i Diaconi e tutti coloro che svolgono attività per l’esterno). 
  • Un aspetto Interiore; la Chiesa Interiore (della quale fanno parte i Sacerdoti, e nella quale imparano a percorrere il cammino della resa del loro ego a Dio ed a manifestare un’Anima Nuova capace di ricevere in se’ lo Spirito).
  • Un aspetto Interiore più Profondo; La Scuola dei Misteri (nella quale i Misteri possono svelarsi agli occhi di quei sacerdoti che hanno realizzato interiormente quanto la Chiesa Interiore ha insegnato loro).

 

Il processo che porta dalla Chiesa Esteriore, attraverso la Chiesa Interiore, sino alla Scuola dei Misteri è difatto un percorso Iniziatico. Quindi, una Chiesa Gnostica autentica è anche un Ordine Iniziatico.

Cos’è quindi una Chiesa Gnostica di buona fede?

  • Una Chiesa esteriore aperta a tutti coloro che sentono il richiamo del Padre.
  • Una Chiesa interiore, dove è possibile lavorare al Piano del Padre.
  • Una Scuola dei Misteri, nella quale Realizzare appieno tale piano per il mondo e l’umanità.
  • Una Scuola nella quale è dispensato un insegnamento utile a realizzare i tre aspetti appena citati.
  • Un Ordine Iniziatico nel quale lavorare con i vari aspetti dell’insegnamento verso il fine definito dal Piano di Salvezza.

Buon cammino!

La Magia di Enrico Cornelio Agrippa

Perché pubblicare un post su questo personaggio?

Poiché tanto è stato detto e scritto su di lui e sulla sua opera, ma poco è stato compreso della sua ricerca!

H.C. Agrippa fu un cercatore diverità dei suoi tempi. L’ambito della ricerca nel quale si mosse fu una delle quattro vie che si presentarono di fronte a Cristiano Rosacroce nelle Nozze Alchemiche, ovvero la via occulta, di cui è detto essere molto pericolosa. Ai suoi tempi tale via era percorribile, oggi però è sconsigliabile poiché non più adeguata ai nostri tempi.

Tuttavia resta sempre una testimonianza di un serio ed onesto lavoro interiore alla ricerca della verità.

 

Per chiarire quale sia la profondità del lavoro di cui si parla è bene citare qualche estratto di un saggio di Arturo Reghini, che si può trovare oltre che in rete anche come prefazione al primo tomo della Filosofia Occulta o la Magia (ristampato nel 1991 per i tipi della Mediterranee); oltre a qualche estratto del terzo libro facente parte della citata opera di Agrippa, La Filosofia Occulta o la Magia.

 

 

L’Associazione Segreta di Agrippa assieme al suo amico Landolfo.

 

Agrippa fondò un’Associazione Segreta dedita alla ricerca come testimoniano gli estratti che seguiranno.  Tale modo d’agire era dovuto non tanto ad un desiderio d’esser parte di una élite ma dalla necessità di proteggere la propria vita.

 

Nel suo saggio su Agrippa e la sua Filosofia Occulta, Reghini scrive:

<<Sfuggito alla meglio avarii e serii pericoli, da Barcellona (Agosto 1508) si reca a Valenza, dove siimbarca per le Baleari, la Sardegna e Napoli; ma torna indietro quasi subito, sempre per mare, toccando Livorno, e sbarca in Provenza, giungendo ad Avignonealla fine del 1508. Ad Avignone apprende che il suo Landolfo è a Lione, e gliscrive (Ep. I, 8): «Dopo queste terribili prove non ci resta che a ricercare inostri amici, a rinnovare i sacramenti della nostra congiura ed a ristabilirel’integrità della nostra associazione; ho già fatto entrare con una affiliazione solenne il venerabile compagno della mia lunga peregrinazione, Antonio Xanto. È fedele e taciturno, e degno di esser dei nostri; lo ho provato ed istruito».

 

Più avanti leggiamo una parte di lettera che Landolfo manda ad Agrippa:

<<«È – dice Landolfo – un tedesco come te; è originario di Norimberga, ma abita a Lione. Curioso indagatore degli arcani della natura, ed uomo libero, completamente indipendente del resto, vuole, sulla reputazione che tu hai già, esplorare anche lui il tuo abisso… Lancialo dunque per provarlo nello spazio; e portato sulle ali di Mercurio vola dalle regioni dell’Austro a quelle dell’Aquilone, prendi anche lo scettro di Giove; e se questo neofita vuole giurare i nostri statuti, associalo alla nostra confraternita».

 

Agrippa era un discepolo d’Ermete.

 

Interessante l’attività di Agrippa all’università di Pavia, di cui Reghini scrive:

<<Diviene professore stipendiato di quella università; ha una casa ammobiliata e servitori per sè eper la famiglia; poiché in Pavia aveva preso moglie ed aveva già un figlio. Dalla cattedra dell’università spiega al pubblico il Pimandro, lo scritto ermetico attribuito ad Ermete Trismegisto, che era stato ritrovato in Macedonia da un monaco italiano, Leonardo di Pistoia, e di cui Marsilio Ficino aveva fatto una versione latina, dedicata a Cosimo dei Medici… Secondo Agrippa, nel Pimandro sono contenuti i più profondi misteri della più antica teologia, con i segreti dell’una e dell’altra filosofia, su Dio, sullo spirito, sui demoni e sull’anima, sulla religione ed i suoi misteri, le preghiere segrete, il divino connubio e la rigenerazione. Di questo suo corso ci è pervenuta la prima lezione che si trova nelle edizioni delle sue opere (ed. di Lione, 1600, Tom.II, parte IIa, pp. 401-411)>>.

 

La Chiave della Magia

 

Dalle lettere che scrisse a Padre Aurelio d’Acquapendente, che si trovano riportate nel saggio di Reghini, si comprende che la vera Chiave della Magia, alla quale si riferisce, non ha nulla a che vedere con tutte le opere spurie che gli sono state attribuite e che recano nel titolo o nel sottotitolo il riferimento a questa misteriosa chiave. La vera clavicola della quale egli parla è in realtà uno stato di coscienza maturato ed in armonia con il Logos.

 

Dalla lettera di Agrippa al P.Aurelio d’Acquapendente Ep. V, 14, sempre tratta dal saggio di Reghini, leggiamo:

<<E questo è quello che ora voglio tu sappia, perché in noi stessi è l’operatore di tutti i resultati e fenomeni (effetti) meravigliosi, il quale operatore sa discernere e compiere qualunque cosa i portentosi matematici, i prodigiosi maghi, gli alchimisti perseguitori invidiosi della natura, i malefici negromanti peggiori dei demoni osano promettere; e questo senza alcun delitto, senza offesa di Dio, ed ingiuria della religione. Questo operatore delle cose mirabili, dico, è in noi:

 

Nos habitat non Tartara, sed nec sidera coeli Spiritus in nobis qui viget illa facit.

 

È quello di cui sarebbe il caso di trattare lungamente, ma a quattro occhi (coram). Poiché queste cose non si affidano alle lettere, né si scrivono colla penna, ma, si infondono da spirito a spirito, con poche e sacrosante parole, se accadrà di venire da te>>.

 

Ecco un brano nel quale egli esplica quale sia la vera chiave per dischiudere la porta dei misteri.

 

Dal Libro III Capitolo VI della Filosofia Occulta di H.C. Agrippa leggiamo:

<<La nostra mente pura e divina, fragrante di amore religioso, abbellita dalla speranza, guidata dalla fede, dopo avere attinto il vertice della umana sapienza, attira a sé la verità e nella verità divina istessa, come nello specchio dell’eternità, scorge le cose mortali e le immortali, la loro essenza, le loro cause e tutto comprende. Perciò in tale stato di purezza e d’elevazione ci è dato conoscere le cose che sono al di sopra della natura e scrutare tutto ciò che è contenuto nel nostro mondo>>.

 

Vediamo come Agrippa ci dica che sesi può vivere in un costante orientamento sostenuto da Fede, Speranza e Amore allora l’Anima potrà <<conoscere le cose che sono al di sopra della natura e scrutare tutto ciò che è contenuto nel nostro mondo>>.

 

La Grande Opera

Agrippa descrive, poi, in sintesi in cosa consista la Grande Opera. La Morte alla quale si riferisce è la morte mysticae non quella fisica. Egli parla, qui, della resa di sé e del divenire indipendente dell’Anima Nuova rispetto alla schiavitù del corpo.  Quando parla d’Intelletto si deve ricordare che usa riferimenti ermetici e che nel “Pimandro” Ermete chiama Pimando l’Intelligenza. Questa resa di sé è la base per poter divenire uno in Dio e con Dio.

 

Dalla lettera di di Agrippa, riportata nel già citato saggio di Reghini, al P.Aurelio d’Acquapendente Ep. V, 19 leggiamo:

<<Per quanto si attiene alla filosofia che desideri, voglio che tu sappia, che il conoscere lo stesso dio opifice di tutte le cose, ed il trapassare in lui con l’interna immagine della similitudine (ossia con un certo contatto o vincolo essenziale), per mezzo di cui ti trasformi e divieni dio stesso: in quel modo che dio disse a Mosè, dicendo: ecco ti ho costituito dio del Faraone; voglio che tu sappia, che questa è la vera, la somma occultissima filosofia delle opere ammirabili. La chiave di essa è l’intelletto, infatti quanto più alte sono le cose di cui abbiamo intelligenza, tanto più alti sono i poteri (virtutes) di cui ci investiamo, tanto più grandi le nostre opere, e tanto più grande la facilità e l’efficacia con cui le operiamo. Infatti il nostro intelletto incluso nella carne corruttibile, se non ha superato la via della carne, se non si è assortito alla sua propria natura e non ha potuto unirsi a quelle virtù (poiché invero esse non si aggregano se non a quel che è simile ad esse), ed a quelle cose occultissime di dio e segreti della natura che sono da investigare, è affatto inefficace; atque hoc opus, hic labor est, superas evadere ad auras. In che modo, infatti, chi ha perduto sè stesso nella cenere e nella polvere mortale, può trovare dio stesso? In qual modo apprendere le cose spirituali, immerso come è nella carne e nel sangue? L’uomo vedrà il signore, e vivrà? Che frutto apporterà il grano del frumento, se prima non divenga morto? Poiché è necessario morire, morire, dico, alla carne, e a tutti i sensi, ed a tutto l’uomo animale, se si vuole entrare in questi penetrali dei segreti. Non che il corpo si diparta (separetur) dall’anima, ma che l’anima abbandoni (relinquat) il corpo, della quale morte Paolo scrisse ai Colossesi: siete morti, e lavostra vita è nascosta con CRISTO. E altrove più chiaramente dice di sè stesso:so che l’uomo fu rapito al terzo cielo, nel corpo o fuori del corpo, non lo so, dio lo sa, e le rimanenti che seguono. Occorre morire, dico, di questa morte preziosa in conspetto del Signore, il che accade a pochissimi, e per avventura non sempre: poiché pauci quos aequus amavit Iuppiter, aut ardens evexit ad aethera virtus, diis geniti potuere. Prima di tutto quelli che non sononati dalla carne e dal sangue, ma sono nati da dio; subito dopo quelli che sono resi degni di ciò (dignificati) da un beneficio della natura, e da un dono genetliaco del cielo; gli altri si sforzano di pervenirvi con i meriti e conl’arte, di cui a viva voce ti darò più sicuro ragguaglio>>.

 

Per poter compiere la Grande Opera è necessario aspirare con tutto il cuore alla rigenerazione. Sulla base di una tale aspirazione è possibile lavorare per l’indipendenza dell’Anima dai lacci delle forze di questo mondo.

 

Dal Libro III Capitolo IV della Filosofia Occulta di H.C. Agrippa

<<Nel principio del libro di quest’opera abbiano parlato delle qualità che sono indispensabili al Mago. Diremo ora della cosa arcana e secreta, necessaria a chi voglia bene operare in quest’arte, cosa che è il principio, il complemento e la chiave di tutte le operazioni magiche, cioè la dignificazione stessa dell’operatore ad una tanto sublime virtù e potestà. Solo l’intelletto, che è in noi la più alta espressione, è capace di operare le cose miracolose e se esso è troppo dominato dalla carne, non sarà capace di operare sulle sostanze divine, cosa che spiega il perché tanti ricerchino le arie di quest’arte senza trovarle. Bisogna dunque che noi che aspiriamo a tanta alta dignità, troviamo anzitutto il modo per distaccarci dalle affezioni della carne dal senso mortale e dalle passioni della materia e in seguito cerchiamo per quale via e in qual modo ci eleveremo a quelle altezze dell’intelletto puro, senza le quali non potremo mai felicemente pervenire alla conoscenza delle cose segrete e alla virtù delle operazioni miracolose>>.

 

Dal Libro Terzo Capitolo IX dellaFilosofia Occulta di H.C. Agrippa

<<Dobbiamo dunque credere che nostro Signore Gesù Cristo, figliuolo di Dio, è Dio e uomo, una persona e due nature; che è un Dio generato senza madre prima dei secoli; che nel tempo fu fatto uomo senza padre,da una vergine pura prima e dopo il parto; che avendo sofferto in croce è morto, ma che sulla croce ha restaurato la vita e distrutto la morte con la morte; che fu seppellito e discese all’inferno, liberandone le anime dei patriarchi e risuscitando nel terzo giorno per sua propria virtù: che è asceso ai cieli, da dove ha inviato lo Spirito Santo; che verrà a giudicare i vivi e i morti e che alla sua venuta tutti gli uomini risusciteranno nella loro carne e renderanno conto delle proprie azioni. Ecco la vera fede>>.

 

Le parole appena lette seppur molto simili a quelle del credo cattolico velano, invece, qualcosa di più sulla figura di Gesù il Cristo.

  • E’ “una persona e due nature”. Due nature sono compresenti nell’uomo, la natura divina, quanto rimane del microcosmo caduto, e la natura materiale decaduta che lega il microcosmo caduto a questo mondo materiale estremamente denso.
  • Egli “ha restaurato la vita e distrutto la morte con la morte”. La morte in croce e la seguente risurrezione sono il simbolo della vera resa di sé, al divino in noi, e della conseguente restaurazione della Statura Divina Originale. 
  • Egli “ha inviato lo Spirito Santo; che verrà a giudicare i vivi ei morti”. A fronte della Restaurazione della Statura Divina Originale del Microcosmo, lo Spirito Santo può agire direttamente su un tale uomo.
    • Ed a proposito dello Spirito Santo dice che  “alla sua  venuta tutti gli uominirisusciteranno nella loro carne”. La conseguenza dell’azione dello SpiritoSanto è la Risurrezione nella Carne, ovvero la completa Trasfigurazione.

L’augurio è che queste citazioni assieme alle poche parole di commento possano essere una testimonianza che dia sempre più fiducia, nella possibilità di trovare la Verità, a tutti i seri cercatori.

 

 

Buon Cammino!

Bibliografia:

Enrico Cornelio Agrippa, La filosofia occulta, o La magia, prima traduzione italiana di Alberto Fidi; preceduta da un ampio studio introduttivo sopra l’autore e la sua opera, a cura di Arturo Reghini, A. Fidi, Milano, 1927 (e ristampa Roma,1991, Edizioni Mediterranee).

 

 

 

I Libri di Jeu

Nel Vangelo della Pistis Sophia si parla dei Libri di Jeu, nei quali sono contenuti gli insegnamenti dei Misteri Cristiano Gnostici, che Gesù dispensò ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione.

 

Con il nome di “Libri di Jeu” è stata classificata una raccolta di libri senza titolo che fanno riferimento, però, ai rituali indicati nella Pistis Sophia.

 

Il brani citati fra virgolette, di cui faccio un breve commento, sono estratti, e da me tradotti dall’inglese, dal testo “THE COPTIC GNOSTIC LIBRARY – EDITED WITH ENGLISH TRANSLATION. INTRODUCTION AND NOTES published under the auspices of THE INSTITUTE FOR ANTIQUITY AND CHRISTIANITY – THE BOOKS OF JEU AND THE UNTITLED TEXT IN THE BRUCE CODEX – TEXT EDITED BY CARL SCHMIDT -TRANSLATION AND NOTES BY VIOLET MACDERMOT – LEIDEN E. J. BRILL 1978”

 

 

<<Io vi ho amati voi ho voluto (darvi) la vita, il Gesù vivente, che conosce la verità

 

1. Questo è il libro della gnosi dei misteri di Dio, per mezzo dei misteri nascosti che mostrano la strada per la stirpe eletta, (che guida) a riposo (ristoro) alla vita del Padre nella venuta del Salvatore, il liberatore delle anime che ricevono in loro stessi il Signore della vita che è superiore a ogni forma di vita – nella conoscenza di Gesù il vivente, che è venuto a manifestazione attraverso il Padre dall’Eone della Luce al termine del Pleroma – nell’insegnamento, oltre il quale non v’è null’altro, che Gesù il vivente ha insegnato ai suoi apostoli, dicendo: “Questo è l’insegnamento in cui risiede tutta la conoscenza“. >>

 

L’oggetto del libro è la conoscenza dei Misteri della Gnosi che devono portare l’iniziato ad entrare a far parte della stirpe eletta, ovvero degli abitanti del Regno del Padre, del nuovo campo di vita. Questo cammino avviene attraverso la mediazione di Gesù il Vivente, ovvero della forza di Cristo, che le anime rinnovate devono ricevere in se stesse. Grazie a questo potere il cammino diviene possibile. “senza di me non potete far nulla dice il Vangelo”, Jesus mihi omnia, Gesù è tutto per me ricorda la Fama Fraternitatis Rosae Crucis. In questa, apparentemente semplice, verità risiede tutto l’insegnamento, ovvero il segreto della realizzazione dello stesso.

 

<<Gesù il vivente rispose e disse ai suoi apostoli: “Beato colui che ha crocifisso il mondo, e che non ha permesso al mondo a crocifiggere lui”>>

 

Crocifiggere il mondo significa liberarsi dai suoi condizionamenti, inchiodando alla croce del servizio all’altro in noi, al Dio in noi, la natura materiale di cui siamo rivestiti. Durante questo cammino di “croce delle rose” come lo definiscono i Rosacroce classici, le forze di questo mondo, le forze di questa contro-natura faranno di tutto per inchiodare alla croce delle forze contrarie il principio spirituale che cerca di liberarsi.

 

 

<<Gli apostoli risposero con una sola voce, dicendo: “O Signore, insegnaci il modo di crocifiggere il mondo, in modo che esso non ci possa crocifiggere,  e che non ne siamo, così, distrutti e si possano perdere le nostre vite”>>

 

La prima domanda che ci si deve porre è come percorrere questo cammino di croce delle rose senza cadere preda delle forze gemelle della contro-natura.

A tale interrogativo Gesù risponde:

 

<<Gesù il vivente rispose: “Colui che l’ha crocifisso (il mondo) è colui che ha trovato la mia parola e la ha compiuta, secondo la volontà di colui che mi ha mandato.”>>

 

La parola, in greco Logos, è il simbolo di uno stato d’essere, di una radiazione, ma anche di un insegnamento. Colui che grazie all’insegnamento ha conquistato un nuovo stato d’essere diviene capace di inchiodare il mondo alla croce ed allo stesso tempo scorge i tranelli che il mondo gli tende e non soccombe.

 

 

<<2. Gli apostoli risposero, dicendo: «Parla a noi, o Signore, affinché possiamo ascoltarti. Ti abbiamo seguito con tutto il cuore. Abbiamo lasciato padre e madre, abbiamo lasciato dietro vigneti e campi, abbiamo lasciato dietro beni e grandezza dei governanti (i re), e ti abbiamo seguito, così che tu possa insegnarci la vita di tuo padre che ti ha inviato. >>

 

I discepoli in questo brano esprimono l’attitudine fondamentale che deve mostrare l’Iniziato ai Misteri della Gnosi. >egli lascia dietro di sé tutto quanto ha valenza puramente naturale per dedicarsi di tutto cuore al servizio al proprio Dio ed all’umanità.

Questa attitudine è la base sulla quale, mediante l’azione di Cristo, può nascere un’Anima Nuova. Infatti Gesù risponde ai suoi discepoli dicendo:

 

<<Gesù il vivente rispose. “La vita di mio Padre è questa: Che tu riceva la tua anima dalla razza di coloro che hanno la conoscenza (mente), e che cessi di essere terrena e divenga conoscitrice, attraverso ciò che io vi dico nel corso del mio discorso, in modo che lo realizziate e siate salvati dall’Arconte di questo Eone e dalle sue persecuzioni, alle quali non c’è fine,>>

 

Gesù ricorda ai suoi discepoli che non è sufficiente ricevere quest’Anima Nuova che non è legata alle forze terrene, serve anche un costante lavoro su di sé, svolto sempre grazie alla forza di Cristo. Questa progressiva purificazione libera sempre più l’uomo dalle catene della materia inferiore e dei suoi domini più o meno densi (al di qua o al di là del velo della morte).

 

<<ma voi, miei discepoli, affrettatevi a ricevere la mia parola con certezza in modo che lo sappiate, | affinché l’Arconte di questo Eone non possa combattere con voi – questi che non ha tratto da me nessuno dei suoi comandamenti – in modo che anche voi, o miei apostoli, soddisfiate la mia parola attraverso me, e io stesso vi renderà liberi, e diventiate, attraverso la libertà, senza macchia. Come lo Spirito Consolatore è tutto, così anche voi sarete tutto, attraverso la libertà dello Spirito Santo, del Consolatore “>>.

 

Coloro che hanno compreso veramente le parole che Gesù il Vivente dice ai suoi discepoli non possono che esprimere un canto di Giubilo che nella sua essenza testimonia della loro comprensione. Di più non è lecito dire sulle parole seguenti:

 

<<3. Tutti gli apostoli. Matteo e Giovanni, Filippo e Bartolomeo e Giacomo, risposero con una sola voce, dicendo: “O Signore Gesù, tu che vivi, la cui bontà si estende su coloro che hanno trovato la tua saggezza e la tua forma con le quali hai dato la luce; O Luce che dà Luce che illumina il nostro cuore finché non abbiamo ricevuto la luce della Vita; O Parola vera, che attraverso la gnosi ci insegna la conoscenza nascosta di Gesù il Signore, il Vivente “>>

 

La risposta di Gesù ai discepoli è una conferma della loro comprensione ed una lode a coloro che lavorano alacremente e che terminato il loro lavoro di liberazione personale si mettono al servizio della Gnosi per divenire dei mezzi con i quali essa possa avvicinare gli uomini ancora prigionieri delle tenebre della materia ed offrire loro una possibilità di liberazione. Si può essere simili mediatori solo se non si è  più nulla sulla base dell’io e si è invece un tutt’uno con il Regno del Padre, con il popolo dei Figli di Dio.

 

<<Gesù il vivente rispose e disse: “Beato l’uomo che ha conosciuto queste cose ed ha portato il cielo verso il basso, ed ha sollevato la terra e (l’ha elevata) al cielo, ed è divenuto un Mezzo perché non è nulla.”>>