L’Attaccamento alle cose

Spesso ci attacchiamo a cose di nessun valore, oggetti, scritti, fotografie ecc…

Perché lo facciamo?

Per paura di perdere ciò che è stato, perché vorremmo conservare per sempre ciò che fa parte del nostro passato.

Lo facciamo perché non abbiamo il coraggio di rompere con il passato ed aprirci al presente vivente.

Il passato, è fatto da esperienze siano esse belle o brutte, che però conosciamo bene e che abbiamo superato (ovvero siamo andati avanti, ma averle superate non significa averle risolte).

Bello o brutto che sia stato, il nostro passato è un qualcosa che non cela sorprese e che essendo ormail trascorso non ci può toccare direttamente.

Quindi ci attacchiamo al passato anche come mezzo per non affrontare il presente e sopratutto l’idea del futuro.

Quando qualcuno di questi cari ricordi ci viene sottratto inizia la pena, ci sentiamo defraudati di qualcosa d’importante, un vuoto si apre in noi.

Qundo poi non ricordiamo nemmeno quello che avevamo riposto e che è andato ormai perduto, per un cataclisma, un furto o un incidente, iniziano i dubbi e le paure .

Cosa avrò perso?

Mi potrebbe servire in un futuro?

Quali danni potrei subire dalla perdita di tali cose?

Tutte assurdità. Non possiamo tenere al sicuro tutto ciò che ci riguarda ed ogni idea di sicurezza è solo una illusione che prestso o tardi dovrà essere smascherata dalla vita.

Se siamo convinti che ci accade solo ciò che è necessario per il nostro cammino,  allora dobbiamo smattere di essere ansiori per la perdita di un oggetto che in fin dei conti rappresentava solo un legame con il passato, una sorta di rifugio per sentirsi al sicuro. Se poi vi era anche un valore oggettivo in quanto è andato perduto, dovremo accettare che tale perdita se prevista dal destino non poteva essere evitata e quindi, se continuiamo a rimanere nell’ansia e nella rabbia, non solo non riavremo quanto perduto ma danneggeremo anche la nostra stabilità emotiva e fisica.

Rinunciare agli attaccamenti non è facile e solo quando perdiamo qualcosa a cui teniamo veramente possiamo vedere quanto siamo legati dalle (e non alle) nostre cose.

Buon cammino!

Un po’ di Aritmosofia su Malki-Tzedeq

 

 

Prendiamo il nome   מַלְכִּי־צֶדֶק       è Formato da Malki “Mio Re” e da Tzedeq “Giustizia” quindi il suo significato letterale è Mio Re di Giustizia.

 

Passiamo ora all’armonia dei numeri che risiede in esso.

Analizzerò il nome suddiviso nelle due parole che lo compongono, poiché così compare nella trascrizione della Biblia Hebraica Stuttgartensia.

 

Malki = 40+30+20+10 = 100

 

          La sua riduzione Teosofica è 1 mentre la Radice essenziale è altrettanto 1

 

Tzedeq = 90 + 4+100 = 194

 

            La sua riduzione Teosofica è 5 mentre la Radice essenziale è 6

 

Se consideriamo la divisione nei tre mondi, dei numeri da 1 a 9, secondo il quadrato fornito da Saint Martin

 

Divino 1,4,7

Spirituale 2,5,8

Materiale 3,6,9

 

Osservando le riduzioni teosofiche e le radici essenziali dei due vocaboli che compongono il nome Malki-Tzedeq otteniamo quanto segue:

 

La vera regalità è sita nel mondo Divino (1) mentre la Giustizia appartiene a quello Spirituale (5) da cui è emanata verso il Materiale (6).

 

La riduzione teosofica di Tzedeq 5, ha come numero triangolare 15 e piramidale 35.

 

La riduzione del numero triangolare da nuovamente 6 stabilendo l’ambito materiale in cui si esprime, mentre la riduzione del suo piramidale da 8.

8 è un complemento a 2 del 10. Questo esprime la possibilità di rigenerazione che nella nostra esistenza materiale, ci è offerta dal Divino. Sta a noi saperla accettare o rifiutarla. Infatti la radice essenziale delle potenze dell’8 è in taluni casi l’1 e in altri il 9, ovvero una relazione diretta con il Divino e un legame con il materiale.

 

La somma teosofica di 5 è 15.  Il triangolare di 15 è 120. Essendo il 10 la manifestazione dell’1, come ci mostra la tetrarchis pitagorica, ed il 12 il numero dei Segni dello Zodiaco, ovvero delle forze che regolano il nostro sistema esistenziale, 120, che può essere anche scritto come 10 x 12, è l’espressione della Manifestazione Divina, attraverso le leggi che ne regolano lazione sulla e nella materia, difatti la riduzione di 12 è 3.

 

Il quadrato di 5 è 25, la cui riduzione teosofica da 7. Il 7 fa parte del mondo Divino e ci riporta alla legge superiore dei Sette Elohim.

Il triangolare ed il piramidale di 25 rimandano sempre alla Divinità.

Il triangolare di 7 è 28 dalla cui riduzione otteniamo 8+2 = 10 e quindi 1+0 = 1, mentre il piramidale è  84 dalla cui riduzione vediamo 8+4 = 12 da cui 1+2 = 3.

Dai numeri triangolari e dai piramidali di 25 e di 7, vediamo come, il quadrato di 5 (che appartiene al mondo Spirituale), dia come risultato delle riduzioni, l’unità del mondo Divino, mentre nel caso del 7 (che appartiene al mondo Divino), il triangolare riporti verso il mondo Divino, ed il piramidale verso quello materiale.

 

In definitiva il nome Malki-Tzedeq esprime La volontà del Logos di soccorrere quanto si è perso, intrappolato nella materia. Il Divino offre all’Uomo la possibilità prendere su di se il giogo della sua legge, “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11:29,30) dice Gesù. Se l’uomo accetta la Legge del Divino, che è una legge d’Amore, potrà liberarsi dai risultati della sua disobbedienza a tale legge fondamentale. L’uomo è, infatti, sempre posto dinanzi ai risultati delle sue azioni, se queste sono in opposizione alla Legge del Logos, tali risultati, non possono che essere sofferenza e afflizione (legge di causa ed effetto).

La causa della sofferenza è sempre e solo una “il mio popolo si perde per mancanza di conoscenza” dice il Signore, ma conoscenza di cosa? Ermete ci ricorda che il vero male dell’uomo è l’ignoranza di Dio. L’uomo si perde, quindi, perché non conosce Dio e non comprende le sue Leggi. Non comprendendone le Leggi agisce in modo sconsiderato e subisce i risultati nefasti delle sue azioni.

 

Il Vangelo di Matteo ci consiglia:

 

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33).

 

E quello di Tommaso afferma:

 

“Il Regno di Dio è dentro di te e tutto intorno a te. Non è negli edifici di pietra e cemento. Spezza un legno e io ci sarò, alza una pietra e lì mi troverai.”

“Colui che trova il senso segreto di queste parole non assaggerà la morte.”

 

Che ciascuno di noi sappia cogliere il consiglio di Matteo, ricordando sempre quanto afferma Tommaso, afferrando l’offerta di Malki-Tsedeq.

 

Buon Cammino!

La Chiesa Gnostica della Pistis Sophia

Invito tutti coloro che si trovano nella zona di milano, o che hanno la possibilità di recarvisi, a partecipare all’evento di cui vi allego la locandina:

 

Locandina Chiesa Gnostica.jpg

 

come da locandina, chi volesse maggiori info

si può visitare il sito www.rosacroce.info 

o scrivere a lombardia@rosacroce.info

 

Buon cammino!

 

Il dialogo è importante

Un saluto a tutti coloro che leggono il mio blog.

Vorrei incoraggiare coloro che leggono questo blog a scrivere i loro commenti, se hanno qualcosa che desiderano dire, in merito ai post che leggono.

Non importa se si tratta di un ulteriore approfondimento o di una domanda.

Da uno scambio può nascere la possibilità di un ulteriore riflessione.

Ogni commento scritto con un intento di condivisione o di approfondimento è sempre ben accetto.

 

Buon cammino!

La Pesatura delle Anime – dal Libro dei Morti degli Egizi

In questo post desidero condividere qualche breve riflessione sulla famosa scena della Pesatura del Cuore dell’Iniziato, che appare nella terza Tavola.

 

Su un piatto è posto il suo cuore, mentre sull’altro vi è la piuma simbolo di Maat (la Giustizia Divina)

L’iniziato si presenta come l’Osiride Ani.

Nel capitolo 30B, che troviamo in questa tavola, l’Osiride Ani (L’iniziato) pronuncia le seguenti parole:

<<
Il mio cuore madre mia,
Il mio cuore madre mia,
Il mio cuore la mia venuta all’esistenza!
Che nulla in me faccia resistenza verso il mio giudizio;
Che Osiride non si opponga a me;
Che non ci sia separazione fra te e me in presenza di colui che custodisce le scale!
Tu sei il mio ka nel mio corpo [che] tessi e fortifichi le mie membra.
Possa tu venire al luogo di felicità verso cui sto avanzando.
Che il tribunale di osiride non faccia divenire il mio nome di un odore sgradevole, e che nessuna menzogna sia detta contro di me in presenza del dio!
E’ bene per te sentire.
>>

L’iniziato invoca l’aspetto Madre, la forza della Materia Primordiale.

Questa forza può operare per la rigenerazione dell’Iniziato solo se egli si vota totalmente al compito divino ed accetta i suoi giudizi senza opposizione personale.

Nell’iniziato deve regnare un unità fra egli ed il Dio che alberga in lui.

Il suo KA è il suo Abito di Luce. Questo abito è la base sulla quale si sviluppa la forma materiale. Se il suo lavoro è ben condotto il suo KA ne testimonia.

Se il suo Abito di Luce è divenuto il “manto d’oro delle nozze” di cui parlano gli alchimisti rosicruciani del XVI° secolo, allora può entrare nel nuovo campo di vita.

L’iniziato si augura che il giudizio non faccia divenire l’odore del suo nome sgradevole. Il nome è simbolo di una vibrazione, e l’iniziato si augura di poter offrire un <<profumo gradevole a Dio>>, ovvero uno stato d’essere la cui vibrazione sia in accordo con il piano divino.

L’Iniziato, infine, si augura che nessuna menzogna venga detta su di lui davanti al dio, ovvero che nessun aspetto egoico si intrometta nel processo.

Toth annuncia il giudizio positivo

<<
Ascoltate questa sentenza Il cuore di Osiride è in verità stato pesato, e la sua anima gli è testimone;
è stato trovato giusto dalla prova del Grande Equilibrio. Non è stata trovata in lui alcuna malvagità; egli non ha sprecato le offerte nei templi; non ha compiuto il male con le sue azioni;ne egli pronunciò falsa testimonianza mentre era sulla terra.
>>

Toth annuncia che l’anima dell’iniziato ha testimoniato del suo “peso” spirituale. Egli si trova in equilibro con la Legge Divina. Toth dice che l’Iniziato <<non ha sprecato le offerte nei templi>>, ovvero ha saputo approfittare delle possibilità, che i misteri gli hanno dato, di realizzare concretamente il cammino, egli non ha perso tempo e ne ha fatto buon uso.

Le sue azioni sono state rette, ovvero sono stati atti liberatori. Toth termina il suo annuncio dicendo che l’Iniziato <<non pronuciò falsa testimonianza>> ovvero che non ha finto, imitato solo esteriormente, la condotta dell’Iniziato ma la ha vissuta veramente.

 

Buon Cammino!